storia del museo

a cura di Lorenza Liandru

Il Museo della Quarantena è un progetto digitale del Museo Diocesano Tridentino nato da un’idea: raccontare le lunghe settimane del lockdown attraverso gli oggetti che ci hanno accompagnato (e talvolta salvato) in questo strano e distopico periodo della nostra vita.

L’esposizione, lanciata sui social in versione digitale, raccoglie le fotografie di oggetti di uso quotidiano – ma anche animali, piante, luoghi e cibi – che sono stati utili, consolatori, di conforto, di compagnia o semplicemente ‘simbolo’ della quarantena. Le fotografie sono state inviate al Museo Diocesano da tantissime persone di tutte le età, che con entusiasmo e fantasia hanno partecipato all’iniziativa, permettendo al Museo della Quarantena di prendere forma e di superare in pochi giorni le cento “opere”. Ogni immagine era accompagnata da una breve didascalia indicante autore dell'oggetto scelto, data di realizzazione dello stesso, stato di conservazione e soprattutto il motivo della scelta, ovvero il significato assunto dall’oggetto in relazione all'esperienza del lockdown. Con queste informazioni la curatrice del museo, Lorenza Liandru, ha compilato una scheda dell’opera, adottando per oggetti di uso comune le formule normalmente applicate alle opere d’arte.

La raccolta è varia ed estremamente interessante: ci sono libri, scarpe, cappelli, puzzle, film, dipinti, animali, orologi, cavatappi, giochi, cibi, piante e fiori, abiti, attrezzi ginnici, quotidiani, computer, ma anche luoghi, immagini iconiche, preghiere, poesie. Il Museo della Quarantena è un grande contenitore narrativo, che restituisce all’osservatore un quadro unico del lockdown e del ruolo centrale che gli oggetti hanno giocato in questo periodo della nostra vita. Ogni oggetto possiede infatti un enorme potere narrativo, che dischiude all’osservatore storie personali, solitudini, relazioni, storie, passatempi, distanze, ricordi, sogni…

Con questa iniziativa il Museo Diocesano Tridentino intende contribuire a preservare quel patrimonio immateriale di riflessioni maturate, singolarmente e collettivamente, nel periodo di ‘detenzione forzata’. Al contempo il progetto di questo ‘museo partecipato’ intende stimolare il dibattito sulle criticità e le opportunità che l’emergenza dovuta alla pandemia ha evidenziato, per evitare che quanto emerso in quei giorni vada disperso.


Il Museo della Quarantena ha attirato l’attenzione della prestigiosa rivista TIME ed è stato inserito in un articolo dal titolo What museums are already collecting to tell the story of covid-19. Il settimanale statunitense ha focalizzato l’attenzione sulle più interessanti iniziative (museali e non) che in tutto il mondo hanno saputo raccontare la pandemia. E tra gli esempi citati c’è spazio anche per Il Museo della Quarantena, unica esperienza italiana riportata nel contributo.